Le Tachicardie Ventricolari

08.03.2024

Cosa è la tachicardia ventricolare?

La tachicardia ventricolare è un tipo di aritmia che origina dalla parte bassa del cuore, i ventricoli.

Si tratta in realtà di un gruppo di aritmie che devono essere valutate attentamente quando riscontrate.

Anche se queste aritmie possono presentarsi in cuori senza cardiopatia strutturale (cuori sani), la maggior parte si registrano in cuori con patologie.


Come si diagnostica la tachicardia ventricolare?

Lo strumento principale per diagnosticare la tachicardia ventricolare è, come per tutte le aritmie, l'elettrocardiogramma (ECG).

Tale aritmia può essere registrata solo se presente in quel preciso momento, per cui spesso si ricorre a metodi di registrazione più lunghi come gli Holter ECG.


Quali accertamenti vengono eseguiti in caso di tachicardia ventricolare?

Uno dei primi esami che si esegue è l'ecocardiografia. Questo esame è molto importante perché ci permette di fare una prima valutazione sulla morfologia e la funzionalità cardiaca e valutare la presenza di cardiopatia strutturale.

Molto spesso viene richiesto come approfondimento la risonanza magnetica cardiaca che ci permette di valutare anche il tessuto miocardico, il pericardio e altre strutture.


Da quali parti dei ventricoli possono originare le tachicardie ventricolari?

Queste aritmie possono originare o avere circuiti di rientro in qualunque parte dei due ventricoli, destro e sinistro.

Le forme di tachicardia ventricolare che si riscontrano nei cuori sani (senza cardiopatia strutturale) originano principalmente dai tratti d'efflusso o dai fascicoli.

Nei cuori con cardiopatia strutturale le aree interessate sono molto variabili e spesso dipendono dalla cardiopatia di base.


Quali sono le forme di tachicardie ventricolari più frequenti?

La forma più comune di tachicardia ventricolare è quella post-ischemica (in seguito ad infarto miocardico).

Altre forme sono presenti nelle cardiomiopatie: la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro, la cardiomiopatia ipertrofica e dilatativa e le sindromi aritmogene. 

Come vengono classificate le tachicardie ventricolari?

Una prima suddivisione riguarda la loro morfologia. Vengono quindi divise in monomorfe se i complessi della tachicardia sono tutti uguali oppure polimorfe se sono differenti tra loro.

Un'altra classificazione riguarda la durata. Se l'aritmia dura più di 30 secondi (o richiede un'interruzione immediata) si definisce sostenuta, in caso contrario non-sostenuta.


Quali sono i sintomi delle tachicardie ventricolari?

Il sintomo principale è il cardiopalmo (palpitazione), ma se l'aritmia ha una frequenza molto elevata può portare a sincopi (svenimenti) e nei casi più gravi all'arresto cardiaco.


Come si trattano le tachicardie ventricolari?

Il trattamento delle tachicardie ventricolari è molto variabile in base alla patologia di base e ai sintomi.

Il primo approccio può essere farmacologico (spesso endovenoso) e può richiedere anche la cosiddetta scarica elettrica (defibrillazione o cardioversione sincronizzata) nella fase acuta.

Successivamente si valutano gli approfondimenti necessari e l'eventuale impianto del defibrillatore cardiaco (ICD).

In alcuni casi si può valutare di eseguire una ablazione transcatetere, ma questa opzione spesso non è alternativa all'impianto di defibrillatore.


Il Dott. Filippo Placentino visita in diverse Sedi in Emilia Romagna, Marche e Veneto (scoprile QUI) ed esegue gli interventi di ablazione di aritmie e di impiantistica di Pacemaker/Defibrillatori/Loop Recorder presso l'Ospedale di Alta Specialità Accreditato SSN Maria Cecilia Hospital (Cotignola - Ravenna).

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